Giuseppe Culicchia a proposito di "Cerniera lampo"

"Un romanzo che fa sorridere e riflettere"

Gianluca Morozzi a proposito di "Tutto quell'amore disperso"

"Un perfetto, equilibrato mix di musica di classe e donne complicate"

Renato Minore a proposito di "Se avessi previsto tutto questo"

"Una storia di forte identificazione in cui c’è sempre una partenza da affrontare, uno sradicamento nuovo che è ormai la condizione coscenziale di un’intera generazione."

domenica 8 gennaio 2017

UNA RECENSIONE SU "LANKENAUTA"

Nuova recensione di "Cerniera lampo", stavolta su "Lankenauta", a firma di Luca Menichetti. Una testata fiorentina Una testata ideata "per difendere e sostenere la piccola e media editoria di qualità e di progetto, per tutelare la memoria di artisti rimossi o per restituire opere ingiustamente dimenticate, politicamente ostracizzate, mal o mai o irregolarmente distribuite".
Ne riproduco un estratto, rimandando al link originale http://www.lankenauta.eu/?p=9654 per l'articolo integrale:

"La vicenda (...) è raccontata evidenziando punti di vista diversi – monologhi dei diversi protagonisti, il distacco della terza persona – e ricorrendo “ad una grande varietà di stili”. Un approccio che fa pensare ad una sorta di divertito esperimento letterario, che poi probabilmente, anche al di là delle iniziali intenzioni degli autori, ha comunque rivelato non pochi aspetti sgradevoli presenti nella società incivile degli anni ’90. Il tono grottesco, che in qualche modo limita il rischio di immagini troppo stereotipate e che si ripropone tra i diversi punti di vista, corrisponde a queste finalità, che siano state o non siano state del tutto volute. E’ vero che Teo Nitschoji e Dino Armicula, due adolescenti molto diversi tra loro e che, pur studiando nello stesso Istituto professionale Timoleonte, nemmeno si conoscono – il primo un ragazzo studioso e decisamente tranquillo, il secondo un teppistello contestatore – sono i personaggi più presenti nel racconto, ma difficilmente potremo parlare di romanzo di formazione: in “Cerniera lampo” l’unica cosa che si forma davvero è un tragico equivoco. Due vite parallele che si incrociano loro malgrado con la crisi coniugale della giovane professoressa Lara Cuisi: una donna ammirata per la sua bellezza, odiata per la sua severità, ma soprattutto sposata ad un tal Gianfranco Perdigoni, ex carabiniere e scrittore nullafacente. Le disavventure di questi giovani straniti si dipanano appunto tra alcuni equivoci dall’esito forse letale e, prima di giungere ad una conclusione particolarmente drastica e imprevedibile, ci vengono raccontate in un contesto fatto di mentecatti ad ogni livello, di estremismi, di una televisione che sempre più rincoglionisce e di una politica che ormai ha molto a che fare con la televisione, di ambizioni artistiche, di teppismo di strada, di genitori che non sanno fare il loro mestiere e di insegnanti frustrati. Quindi non soltanto adolescenti inquieti – Teo, ripetiamolo ancora, ha molti interessi, è il primo trombone nella banda comunale di Ortygia, co-direttore del giornale della scuola; mentre Dino è uno scansafatiche arrabbiato che odia il padre fascista e i suoi amici nazistoidi – ma anche personaggi più maturi che vivono decisamente male la propria professione e la propria vita familiare. La professoressa Lara, come anticipato, ha le sue ragioni per non sopportare più la presenza di un marito che si crede un “precursore”, con ridicole velleità letterarie, autore soprattutto di orrendi racconti porno – horror e audaci poesie “sperimentali” in salsa giovanilistica (...) Alla fine ingenuità e frustrazione, complice l’ultimo equivoco, un trattato sul trombone, si incroceranno presumibilmente in maniera tragica. Il “presumibile” vuol dire un finale aperto che potrà spiazzare ma che forse era davvero il modo più coerente per concludere un racconto, in cui non sono estranei elementi surreali, tutto giocato sulla casualità degli avvenimenti e su un grottesco sempre attuale."

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